sabato 29 giugno 2013

Chi era Mrgherita Hack

Margherita Hack, la visione atea
e di sinistra dell’astrofisica

Prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico. Per 28 anni docente di astronomia a Trieste


«È l’icona del pensiero libero e dell’anticonformismo»

(Umberto Veronesi)

Nata a Firenze il 12 giugno 1922, Margherita Hack per 28 anni (1964-1992) è stata titolare della cattedra di astronomia all’Università di Trieste. È stata la prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico, quello della città giuliana, che proprio grazie alla sua opera riuscì a ottenere fama internazionale. Membro dell’Accademia nazionale dei Lincei, ha fatto parte dei gruppi di lavoro dell’Ente spaziale europeo (Esa) e della Nasa. Nel dicembre 2012 rinunciò a un'operazione a rischio al cuore anche per far risparmiare lo Stato sull spese sanitarie.
VITA E STUDI – Le sue posizioni su etica, politica e religione sono state molto influenzate dai genitori: il padre Aldo, di religione protestante e di professione contabile, e la madre, cattolica e miniaturista presso la Galleria degli Uffizi, entrambi antifascisti, vegetariani e critici con le rispettive religioni, tanto da abbracciare le dottrine teosofiche. Margherita Hack è stata da sempre vegetariana («Non ho alcun merito a essere vegetariana», ammise, «lo sono dalla nascita»), animalista convinta, atea e di sinistra. Brava in atletica leggera: giurò fedeltà al regime fascista solo per partecipare e vincere una medaglia ai Littoriali del 1941 («Fu un atto di viltà, ma prevalsero la festa e l’orgoglio»). Riuscì a laurearsi in astronomia a Firenze soltanto a guerra finita nel 1945. Conobbe il futuro marito, Aldo, a 11 anni e si ritrovarono all’università in facoltà diverse. Si sposarono nel 1944 e da allora rimasero sempre insieme. Ottenne il primo lavoro a Milano nel 1947 presso un’industria ottica, ma l’anno dopo ritornò a Firenze ed entrò in ambito universitario. Nel 1950 passò in ruolo e nel 1954 ottenne la libera docenza. Si trasferì in Lombardia all’Osservatorio di Merate e iniziò la collaborazione con gli istituti di ricerca in astrofisica di importanti università come Princeton, Parigi, Utrecht. Nel 1964 ottenne la cattedra di astronomia a Trieste. Nel corso delle sue ricerche si è occupata di atmosfera, evoluzione e classificazione spettrale delle stelle.



DIVULGAZIONE E POLITICA – Margherita Hack, però, al di fuori dall’ambito scientifico, è divenuta nota al grande pubblico per le sue capacità divulgative in una materia difficile come l’astrofisica e per il suo impegno politico e sociale, che non è mai venuto meno fino all’ultimo con il suo forte accento fiorentino. Già negli anni Cinquanta iniziò a collaborare in ambito scientifico con alcuni quotidiani, numerosi i suoi libri di divulgazione astronomica negli anni Sessanta, poi ripresi negli anni Ottanta fino alle sue opere più note: Una vita tra le stelle (1995) e L’amica delle stelle (1995) che sono anche la sua autobiografia, e il pamphlet Libera scienza in libero Stato. Nel 1978 fondò il mensile L’Astronomia, la principale rivista del settore in Italia, poi ha diretto la rivista Le Stelle. Candidata ed eletta più volte (comunali Trieste 1993, regionali Lombardia 2005, politiche 2006 alla Camera, regionali Lazio 2010) in varie liste di sinistra radicale, ha sempre rinunciato al seggio dopo l’elezione; candidata anche alle Europee 2009 non venne eletta perché la lista non superò la soglia di sbarramento.

IMPEGNO SOCIALE - Ha preso posizioni contro le centrali nucleari (ma a favore della ricerca sul nucleare), a favore dei diritti civili degli omosessuali, del diritto all’aborto, all’eutanasia (caso Englaro), per la ricerca sulle staminali embrionali appoggiando l’associazione Luca Coscioni, e per il testamento biologico. È stata presidente onorario dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti e garante scientifico del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale). Nel 2009 scrisse una lettera aperta su Micromega invitando l’allora premier Silvio Berlusconi a farsi processare e non impiegare il Parlamento allo scopo di evitare i giudici.

Paolo Virtuani


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